mercoledì 23 marzo 2011

Non Lasciarmi



Tre attrici di cui non tollero la vista: Keira Scucchia Knightley, Carey Fossette Mulligan (scuola Portman, lacrime a comando e perenne espressione da martire), Sally Smorfiette Hawkins.
Indovinate quali tre attrici fanno parte del cast di Non Lasciarmi. Meno male che la Hawkins si vede poco. Meno male che c'è anche Andrew Garfield, che, in quanto prossimo Peter Parker, già mi sta molto simpatico.  

Non Lasciarmi è un film più complesso di quel che sembra. A prima vista, potrebbe apparire come un melodramma su un triangolo sentimentale, da vedere con le amiche e gli amici gay. Senza dubbio, è un film incentrato sui personaggi: per quasi tutto il film, in scena ci sono i tre protagonisti, il mondo esterno assente, almeno fisicamente.

Le dinamiche tra i tre personaggi principali però contengono tutte le drammatiche domande che il film non pone, ma sussurra all’orecchio dello spettatore. Si può sentire più forte il dilemma etico di quello esistenziale, a seconda della propria sensibilità: questo è senza dubbio il punto forte del film, che appartiene a pieno titolo al genere della fantascienza e che può essere paragonato - per toni e temi trattati – a Moon di Duncan Jones.

Trama, in breve: grazie ad una scoperta scientifica negli anni Cinquanta, la speranza di vita umana ha superato i cento anni. Tramite la clonazione, vengono allevati esseri umani appositamente allo scopo di donare organi alle persone. Il ciclo di vita dei cloni si conclude intorno ai trent'anni, con una serie di espianti. Katie, Tommy e Ruth crescono insieme, in un istituto per donatori, e devono affrontare il loro destino.

Il film comincia nel 1978 e termina a metà degli anni Novanta. La cosa che mi ha colpito di più  di questo ipotetico scenario è il fatto che un mondo benedetto (?) dalla fine delle malattie più gravi sia rimasto per tutto il resto così uguale a se stesso. Non sembra infatti casuale che i progressi tecnologici occorsi tra l’epoca iniziale e quella finale non siano assolutamente percepibili, ed il film sembri essere sempre ambientato in un’epoca senza tempo. E’ come se l’allungamento della vita avesse frenato la spinta creativa umana. Sottinteso e geniale. Se poi me lo sono sognato, vabbè, il genio sono io, l'idea è mia e guai a chi me la frega. 

La passività con la quale i donatori accettano il proprio fato è sconcertante, sia emotivamente che narrativamente. Se questo comporta il rischio di non far mai scattare una totale empatia con i personaggi, porta anche ad una naturale riflessione sulla dimensione umana della mortalità e del rapporto con il tempo e la vita.
Una paletta di colori tenui e spenti accentua la sensazione di ineluttabilità che pervade il film. La prima scena, inoltre, mette subito in chiaro le cose, per impedire che lo spettatore scambi il film per un thriller e speri in una rocambolesca fuga verso un lieto finale. Non Lasciarmi non è The Island (e per fortuna), nonostante la tematica sia praticamente la stessa.

Cinematograficamente, meglio la prima parte:  più immaginifica, più inquietante, più triste, a meno di essere particolarmente colpiti dalle performance dei tre attori principali. Non è il mio caso, ma ammetto che la mia idiosincrasia per due terzi del trio protagonista ha influito fortemente sul giudizio.
I personaggi bambini ancora non hanno capito la portata del proprio dramma e sono più simili a persone vere, più istintive e vitali delle loro composte e rassegnate controparti adulte. La seconda parte del film scaturisce dalla prima in modo abbastanza naturale (forse troppo), portando maggiormente in primo piano alcune delle riflessioni che nella prima mezzora di film rimanevano volutamente in sottotesto.

Ho letto che Non lasciarmi ha incassato poco, nonostante le ottime critiche. Purtroppo, difficilmente un film del genere sopravvive a quello che mostra nel trailer o a quel che sembra (cioè un melodramma su un triangolo sentimentale da vedere con le amiche e gli amici gay) e il pubblico che attira probabilmente non si aspetta e non sa capire un film del genere. Figuriamoci in Italia.

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