mercoledì 14 settembre 2011

Contagion


Un virus letale si diffonde incontrollato nella sala cinematografica. Le gole si bloccano, non si sentono più commenti fuori luogo. Il sistema nervoso va in tilt, e i calci alla schiena sono un lontano ricordo. Le lingue si gonfiano, e finiscono quei rumori di cannuccia che aspira in un bicchiere vuoto prima ancora dei trailer. Il virus letale si fa strada fino al cervello, suo obiettivo finale: ma arrivato nel cranio, non trova nulla. Niente materia grigia, niente neuroni, niente. Eco, vuoto, spazio esterno. Il virus muore e l’umanità è salva anche questa volta, nonostante le migliaia di larve umane decerebrate incapaci di intendere e volere (ma qui il virus c’entra poco) e ora anche di offendere (grazie virus). Cazzo, che film sarebbe stato questo.


Invece no: Steven Soderbergh si cimenta nel film sull’epidemia, altro genere svuotato da anni, per far vedere che –volendo – lui può fare anche questo, e meglio di tutti gli altri. Il problema è lo stesso di Gabriele Salvatores, in fondo: no, non che Abatantuono gli tromba la moglie, ma che questi due, capaci di applicare il proprio genio a qualunque tipo di stile, non abbiano, in fondo in fondo, un cavolo da dire.
Contagion è un film freddo e bello, sembra una modella che sfila, algida e distante, perfetta e -per questo- molto poco affascinante. Un cast eccezionale ed una trama solida rendono Contagion un ottimo esercizio di stile, ma niente altro: tutto il contenuto è già visto, sentito, ruminato (e le case farmaceutiche, e l’epidemia di paura, e il ruolo di internet, e l’eroica dottoressa, e la Cina onnipresente). Almeno, c'è la soddisfazione della Paltrow (CAGNA) che muore dopo cinque minuti.

Si esce dalla sala con un po’ di timore di respirare la stessa aria di uno sconosciuto che potrebbe aver toccato un pipistrello infetto, ma – vista la gente con cui mi tocca stare al cinema – si dovrebbe preoccupare di più il pipistrello infetto.

P.S. nel ruolo dell'eroico dottore nero, nientepopodimeno che Lawrence Fishburne, in arte Morpheus, che evidentemente s'è magnato tutta Matrix ma ancora non ha fatto il ruttino.

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