lunedì 14 marzo 2011

Rango


“E’ un’arte, non una scienza esatta!” 
Cosa si chiede all’animazione? Probabilmente prima di tutto di fare tanti soldi, così come a qualunque altro prodotto. Lo capisco, e mi adeguo: nondimeno, mi aspetto sempre uno scarto immaginativo rispetto ai film live-action, perchè c’è una maggiore possibilità espressiva ed il totale controllo sui personaggi, che non sono -almeno fisicamente – il frutto di un’interpretazione: sono proprio così, sono proprio loro, non c’è bisogno di guardare oltre la maschera dell’attore e non ci si può basare sui propri sentimenti per la star. Quante volte non vediamo un film perchè “ Tom Cruise mi sta sulle palle” o “Jack Black lo adoro qualunque cosa faccia”? 

Con i personaggi di animazione questo gioco non vale: ti devono conquistare mentre li conosci, devono essere familiari e affascinanti allo stesso modo. A volte ce la fanno, molte volte no e spesso il segreto del successo è tutto là. Ma, come dice Rango a proposito della capacità di cambiare colore, è un’arte, non una scienza esatta. Angolo Quark: i camaleonti non cambiano colore per mimetizzarsi, contrariamente alle credenze popolari e anche a quelle di Rango stesso, che infatti ha diversi problemi ad adattarsi a quello che lo circonda, sia fisicamente che psicologicamente. Rango è un pesce fuor d’acqua ovunque vada, anche se prova a fare di questo la sua forza, come nella scena del saloon. Il fatto che gli riesca spesso e volentieri fa di lui uno di quegli idioti di successo che al cinema si possono solo amare.

Che animale è Johnny Depp? Jack Sparrow, Edward Mani di Forbice, Sweeney Todd, James Barrie, Ichabod Crane, tutti personaggi sopra le righe, interpretati spesso con un eccesso di espressività invece che per sottrazione. Depp è un camaleonte. Rango è un camaleonte. Il sillogismo vien da sè. Tra tutti gli alter ego di Depp, Rango somiglia molto proprio al capitano Sparrow per la sua apparente svagatezza, mentre nel mondo dell’animazione ricorda vagamente Z la formica, altro animaletto nevrotico e digitale.

Senza dubbio, il camaleonte in crisi di identità che vorrebbe fare l’attore ma che si improvvisa pistolero è uno dei personaggi più riusciti degli ultimi anni. Il misto di intraprendenza, leggerezza e insicurezza lo rendono irresistibile già dalla prima – divertentissima - scena. Lo spaghetti western messo in piedi da Gore Verbinski fa il paio con il western “classico” dei fratelli Coen e fa del 2011 un grande anno per il vecchio West. I toni di Rango non sono lontani da quelli di Lo chiamavano Trinità (senza scomodare Sergio Leone, a cui comunque si fa riferimento), con una serie di personaggi buffi e a tutto tondo che combattono nel deserto fuori Las Vegas per la poca acqua rimasta.
L’atmosfera crepuscolare, smorzata solo parzialmente dalle varie gag e dal coro dei gufi mariachi, si addice al western degli eroi senza nome a cui Rango appartiene di diritto tanto quanto Clint Eastwood e che Verbinski rielabora e rimodella in maniera geniale su una comunità di animali di media taglia (basta guardare i fondali e da cosa è fatta la città di Dirt) in lotta per la sopravvivenza ed in cerca di un eroe.
Aggiungere una buffa commedia dai risvolti ecologici e psicologici a tale contesto fa parte dei privilegi di lavorare (in maniera intelligente) con l’animazione, sfruttandone la libertà espressiva di cui sopra. Se si accetta un camaleonte parlante nel vecchio west, è facile anche accettare un catalogo di eccentricità ai limiti del disturbo mentale che tanto piacerebbero a Woody Allen. O a Jack Sparrow.
Senza dubbio da vedere in lingua originale per godersi Depp, anche se Nanni Baldini è egregio come sempre (ma troppo riconoscibile).
Miglior animazione del 2011? Molto probabile.

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