Qui il mio articolo sul film, scritto durante il Festival di Roma. Qualche altra considerazione, a distanza di tempo:
I ragazzi stanno bene racconta in chiave leggera di una famiglia moderna: due mamme lesbiche (Julianne Moore e Annette Bening) e due figli concepiti artificialmente, uno per ciascuna, dallo stesso donatore (Mark Ruffalo), che irrompe nelle loro vite con effetti devastanti.
Il concept in fondo può andare bene per una serie televisiva (americana, in Italia ce lo sogniamo, a parte che è illegale), ma il film è graziato da tre performance praticamente perfette (in originale Mark Ruffalo è impressionante) e da una sceneggiatura che procede spedita, fugge i luoghi comuni e si basa su dialoghi serrati e divertenti. Julianne Moore, in particolare, ha un lato comico che dovrebbe sfruttare più spesso e stupisce sempre per bravura e per versatilità, a pensare i ruoli che sceglie.
La cornice è quella classica (americana): casa col vialetto, tenore di vita medio alto, figlia grande in procinto di andare al college (momento sempre importante per le famiglie americane), figlio piccolo alle prese con problemi adolescenziali, crisi coniugale, stavolta – ovviamente - sui generis, come il triangolo “a più livelli” che si instaura tra i tre protagonisti.
La normalità, la quotidianità e gli eventi eccezionali, dolorosi, attesi o imprevisti che bisogna sempre affrontare e che possono mettere a repentaglio l’unità familiare: la “diversità” è solo il pretesto per uno dei triangoli più complessi e strampalati che si ricordino, non c’è alcuna lezione morale da imparare (per fortuna). A parte questa, cioè, che appunto non dovrebbe far notizia una situazione familiare del genere. Voglio proprio vedere invece come titoleranno i giornali italiani....
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