Poichè Not In Kansas è un sito democratico chee vuole sempre migliorarsi, da oggi parte una nuova rubrica: Seconda Visione. Grazie all'aiuto di valenti - ma altrettanto severi - amici, ogni tanto ci sarà qualche recensione doppia, ovviamente con punti di vista differenti dal mio. Che resta, ovviamente, quello giusto.
Ecco la recensione di Senza arte nè parte, a cura del Maestro Jedi MagicJ.
Premessa: mi capita spesso ultimamente per motivi che non credo vi interessino più di tanto di frequentare la multisala di Ostia Cineland. Se non mi sbaglio, è stata la prima multisala “moderna” costruita a Roma, di quelle con negozi, bar e ristoranti allegati. Sorvolo sul valore intrinseco dei negozi, per esempio ce ne è uno che vende vestiti da cerimonia per matrimoni che visto il taglio e il gusto è riferito al target da festa nuziale a Las Vegas con sosia di Elvis che officia, anche se Roberta un capetto da soli 350 euri ce lo avevo pure trovato…ma questa è un’altra storia; oppure il negozio di dischi e dvd che ha il meglio (?) della produzione italiana e non, e che ha in una zona del suddetto locale un cartello con scritto non toccare gli occhiali in esposizione ….forse prima c’era un ottico…
Un giorno parlando con alcuni giovani ventenni locali ho detto che questa multisala fa schifo, intendendo ovviamente il valore intrinseco del cinema…schermi posti ecc….e loro mi hanno risposto: “ma no, è bellissimo…ci sta anche er Mac ….
Tutto questo per dire che già andare lì non mi ha messo nelle migliori condizioni per valutare un film italiano di quelli che vanno tanto ora, tipo ci sta il solito gruppo di attori….facciamo finta di essere simpatici e intelligenti….un po’ di dialetto….il solito extracomunitario (ora va per la maggiore Hassani Shapi, da non confondere con il cantante anni 80 con una l in più, e che scopro ora aver anche partecipato all’Episodio 1 di Star Wars), la vecchietta rinco di turno, lo stereotipo della checca checchissima, la presenza di un reduce a caso di Boris (questo giro il mitico Duccio, alias Ninni Bruschetta),… ecc ecc..
A questo c’è da aggiungere che un film ambientato nel Salento ha come protagonisti un napoletano e uno di Trento, che il pakistano parla come Aziz, il cameriere di colore di casa Zampetti della mitica “I ragazzi della terza C”, che Donatella Finocchiaro è sì cagna come vuole la nouvelle vague del cinema italiano, ma non abbastanza bona per giustificare la propria presenza, che la storia che gira su dei simpatici e impacciati falsari è vecchia come il cucco (vedi per esempio “La banda degli onesti” con Totò e Peppino), che tutto si regge sul gioco dello scambio di opere d’arte vere con false, uno scambio che avviene sulla fiducia dei compratori, che non chiedono mai un documento di accompagnamento che attesti l’originalità dell’oggetto, ma si fidano solo di foto e immagini da catalogo (ma qui mi si obietterà che anche il suddetto Totò vendeva la Fontana di Trevi ad uno sprovveduto americano, ma forse erano altri tempi e comunque non è questa la cosa più grave del film), con battute che anticipi già ai titoli di testa, e che comunque sono talmente ovvie che non ridi mai…e sottolineo mai (poi capirete perché).
Ecco appunto, prima di partire per la tangente dicevo che già non ero di buon cipiglio….poi sono entrato in sala, e visto che questo passa per un film pseudointelligenteitaliano, mi felicito di non essere circondato dai soliti bori, forse tutti nelle altre 3…dico 3…sale dedicate a Fast & Furious Ennesimo e quindi mi siedo vicino a 2 simpatiche signore di mezza età, e mi accorgo anche che intorno a me ci sono solo signori/e della “borghesia buona” lidense.
Così, ritrovata l’armonia con il mio prossimo, parte il film…..Ecco lo sapevo….anche questa volta fuori sincro l’audio….ma porca pupazzetta….sempre così qui….è già la terza volta…ma il proiezionista è della lega del filo d’oro???? Poi capirete, le battute le capisci un’ora prima che le dicano, qui l’ora diventano due rispetto al labiale….si esagera!!!!
Poi purtroppo dietro di me il signore sulla cinquantina contornato da babbione per far capire a tutte che ha abbastanza pastiglie blu per tutte per il dopo cinema, inizia a spiegare tutte le battute, che come avrete capito, arrivano un’ora prima dell’audio in quanto a sorpresa, e due in quanto a immagine e tre in quanto a spiegazione ovvia dell’arrapato e arzillo vecchio.
Vi ripeto non ho riso mai, forse un paio di volte sorriso, và, mentre le due signore di prima si sono sganasciate per tutto il film, anche in punti in cui indubbiamente (ed ho chiesto conferma a Roberta vicino a me) non c’era niente da ridere: tipo quando i protagonisti escono da una porta con la copia di un’opera formata da scopettoni da cesso falsa, e rientrano con la stessa, però vera….insomma…ma che c’è da ridere (l’ho ripetuto più volte ma nessuno mi ha risposto).
A metà film è partito anche il fuoco dell’immagine! E no!!!!! Ho incominciato a contorcermi e a sentirmi male, ho accusato la lunghezza del film come manco a AI, tanto che la povera Roby continuava a carezzarmi la cervice dicendomi: “dai non fare così, non ci veniamo più in questo cinema”, il tutto senza speranza di risolvere il mio dolore che da interiore diventava anche esteriore.
Poi Nostro Signore della Celluloide decide di farla finita co sta schifezza e le luci si accendono, io penso di essere sopravvissuto all’olocausto e da dietro sento l’emulo del berlusca: ”Che poi….Fontana….è un artista esistito davvero!!!”
Ecco su questa dotta spiegazione, a cui le babbione avranno pensato beh, magari non gli si rizza…ma che cultura!!!, io a fatica mi sono alzato, sono tornato a casa e per punirmi di aver speso così 2 tra le ore più brutte della mia esistenza, mi sono terminato con l’Eurofestival presentato da una ovviamente ubriaca Raffaella Carrà.
PS: Che poi….anche Carrà (Carlo)….è un artista esistito davvero….
Postfazione: CINELAND è stato il primo multisala gigante di Roma. Per fargli spazio, chiusero i gloriosi cinema della mia infanzia, il Sisto ed il Superga di Ostia (sennò chi cacchio ci arrivava al Cineland?). Due sale schifose, detto tra noi. Cineland aprì col botto, con l'anteprima (mondiale??) di Star Wars Episodio I. Per i primi anni, era possibile evitare la fauna locale grazie a particolari sconti che venivano applicati durante la settimana. Non durò a lungo. La presenza contemporanea di un'enorme sala giochi e del McDonald hanno presto attirato al cinema un pubblico poco interessato e poco educato, incline più a dare spettacolo che ad assistervi. Stesso problema di cui ha sofferto prima l'UGC Parco Leonardo ed ora, drammaticamente, il The Space a Parco de'Medici. A questo, aggiungere un parcheggio a pagamento NON custodito, ma gestito da un reduce della Banda della Magliana, ed una squallida serie di negozietti che negli anni sono peggiorati progressivamente fino alla configurazione attuale che potete leggere nelle recensione.
Non da meno le proiezioni: luci che si accendono, film che saltano, titoli di coda sempre a luce accesa anche quando c'era sempre qualcosa da vedere (errori ecc). Il Ritorno del Re venne addirittura tagliato in coda: dei tre finali, ne proiettarono uno solo. Così.L'ultima volta che ci sono andato ho litigato con una che durante La Marcia dei Pinguini non poteva non far sapere a tutta la sala che "Amo', sembri tu". Per me, sto cinema non esisterebbe neanche se chiudessero tutti gli altri cinema di Roma.
Consiglio: evitatelo come, che ne so, quei parenti che vi si vogliono presentare a casa di sabato pomeriggio, quelle cene con i vecchi compagni di classe, i filmini dei matrimoni altrui e cose così. Vi ho avvisato (come avevo avvisato pure il Maestro....)
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