domenica 14 marzo 2010

Invictus

" Io sono il capitano della mia anima"
Finalmente, Invictus.
La mia idiosincrasia per i film tratti da una storia vera (perchè poi si affannano sempre a specificarlo? mah) ovviamente non è paragonabile alla mia adorazione per Clint Eastwood, quindi ero fiducioso nonostante i dubbi.
Invictus funziona, è il risultato atteso della somma di Clint Eastwood, Morgan Freeman, Matt Damon e Nelson Mandela: nelle sapienti mani di Eastwood, persino la retorica pacifista e la metafora sportiva non corrono mai il rischio dello scivolone nel patetico.
I due attori principali sono perfetti: Morgan Freeman si vedeva già dal trailer, quindi preferisco sottolineare la prova di Matt Damon - il suo Francois Pienaar è un uomo chiamato ad un compito impossibile, vincere i mondiali di rugby, che non si fa schiacciare dal peso della responsabilità della guida della squadra nonostante i dubbi e i momenti di solitudine. Per quanto sia ovvio il paragone con Mandela e la funzione subordinata che assume il personaggio di Pienaar nel film, Matt Damon riesce a trasmettere le emozioni di un uomo e, cosa ancor più difficile, di un atleta.
Da un altro punto di vista (il mio), la grande forza del film è anche la sua maggior debolezza. Il risultato dell'equazione è scientifico ed esatto, non si va oltre: una storia come questa può davvero giovarsi di una trasposizione cinematografica? Si può aggiungere epica e pathos a una vicenda già così grande? Ha senso raccontare una vicenda recente ampiamente documentata in video e immagini?
Penso a Gran Torino. Perchè mi sembra migliore di Invictus? Perchè la piccola vicenda personale di un uomo solo diventa una storia magistralmente raccontata. Persino Changeling (tratto da una storia vera) mi ha fatto la stessa, migliore, impressione. Invictus racconta la storia di due uomini reali, due capitani, e di come contribuirono ognuno come poteva a riunire il Sudafrica dopo l'apartheid. Un'impresa eccezionale, una storia che non potrebbe essere immaginata se non fosse realmente accaduta. E' come se l'ovvietà dell'emozione le togliesse forza dal punto di vista squisitamente cinematografico e ancor più all'interno della produzione recente di Eastwood. Non a caso, le scene che mi hanno colpito di più, sono quelle, brevissimen che colgono Mandela nei piccoli gesti: mentre si rifà il letto o la barba, piuttosto che quelle in cui pronuncia grandi discorsi o è immaginato a spaccare pietre in prigione. Anche la storia della vittoria della nazionale, per quanto impeccabilmente ritratta nei modi e nei tempi, ha il limite di essere scontata: allo sport non puoi togliere l'incertezza del risultato ( a parte la questione di quanto renda la fiction sullo sport ).
Sì, ho cercato il pelo nell'uovo e ho finito come sempre col trovare una parrucca, ma i miei gusti personali non mi impediscono di concludere che Invictus è un bellissimo film, impeccabile ed elegante come tutto il cinema Eastwood (forse la colonna sonora un po' inferiore al solito), magistralmente interpretato e basato su una incredibile vicenda della storia recente e su un uomo che è riuscito a superare i limiti umani e ha insegnato agli altri come fare. Non si deve chiedere altro ad un film. Ma ad Eastwood, forse, sì.

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